Parmenide
Parmenide di Elea è un filosofo presocratico del V secolo a.C. che appartiene alla Scuola eleatica, di cui lui stesso è considerato il fondatore. E' una colonna portante della filosofia occidentale e pioniere dell'ontologia. La sua visione radicale sulla realtà distingue chiaramente il mondo delle apparenze, mutevole e sensibile, da quello della verità, immutabile e raggiungibile solo tramite la ragione.
La sua opera principale è il poema "Sulla Natura" tramite il quale gettato le basi dell'ontologia, ovvero lo studio dell'essere, e ha indagato sulla differenza tra la realtà e l'apparenza che percepiamo tramite i sensi ed eleva la ragione come strumento supremo di conoscenza.
L'essere è, il non-essere non è
Parmenide stabilisce un principio fondamentale: "l'essere è ...e non può non essere, il non essere non è ...e non può in alcun modo essere".
In altre parole, se l'essere esiste allora la sua negazione, il non-essere, non può esistere, perché in logica un'affermazione e la sua negazione non possono essere entrambe vere.
Nota. Da questo emerge anche il ricorso alla logica e al ragionamento da parte di Parmenide. Giunge alla conclusione che il "non-essere" non esiste perché se esistesse si verificherebbe una contraddizione. Quindi, secondo Parmenide, la logica e il ragionamento sono gli strumenti necessari per indagare ciò che è e distinguerlo da ciò che non è.
Questa tesi, apparentemente semplice, rivoluziona la concezione della realtà, postulando che l'essere sia unico, eterno, immutabile, continuo, finito e omogeneo, paragonabile a una sfera perfetta.
- L'essere è unico perché se ne esistessero due, allora dovrebbero essere separati da qualcosa che non può essere né l'essere stesso, né il non-essere (che non esiste).
- L'essere è eterno perché se ci fosse un "prima" e/o un "dopo", allora dovremmo concepirli come un altro "essere", cadendo in contraddizione perché l'essere è unico, o con un "non-essere" (che non esiste).
- L'essere è immutabile perché se cambiasse allora ce ne sarebbero due, un essere prima e l'altro dopo il cambiamento, cadendo di nuovo in contraddizione.
- L'essere è continuo perché se fosse discontinuo o frammentato, allora tra le varie parti dovrebbe esserci qualcosa che le separa, ma questo è impossibile perché è unico. Quindi, non possono esserci spazi vuoti.
- L'essere è finito perché solo così, secondo Parmenide, può essere veramente perfetto, completo, immutabile e coerente con la logica dell'unicità e della continuità che definisce il suo sistema filosofico. L'infinito, nell'antica filosofia greca, era spesso associato all'indeterminato e all'incompleto. Se l'essere fosse infinito, implicherebbe che ha parti di sé che potrebbero ancora venire "scoperte" o realizzate, il che suggerirebbe che l'essere può cambiare o evolvere.
- L'essere è omogeneo perché se fosse disomogeneo, allora ci sarebbero delle differenze o variazioni al suo interno. Queste variazioni però contraddicono il fatto che l'essere è continuo, indivisibile, unico e immutabile.
Quindi, per Parmenide, il cambiamento è solo un'illusione perché implica un'impossibile transizione dall'essere al non essere.
Di conseguenza, le percezioni sensoriali, che ci presentano un mondo in costante mutamento, sono ingannevoli e devono essere interpretate mediante la ragione.
Le due vie della conoscenza
Per questa ragione Parmenide distingue tra due "vie della conoscenza".
- La "via della verità" basata su logica e riflessione che rappresenta l'essere, la vera essenza delle cose. Secondo Parmenide, la ragione è l'unico modo per comprendere e interpretare la realtà.
- La "via dell'opinione" (doxa) fondata sui sensi e sull'apparenza, quindi, ingannevole. E' quello che percepiamo, che "sembra" vero ma non lo è. Parmenide descrive questa via come un'illusione. E' comunque una via della conoscenza ma inferiore.
Nota. Nonostante la rigida dicotomia, Parmenide ammette una "terza via", quella dell'opinione plausibile, dove i fenomeni del mondo sensibile vengono accettati ma restano comunque delle mere apparenze.
Quindi, secondo Parmenide, la logica e la ragione sono gli strumenti necessari per interpretare la realtà profonda ovvero l'essere.
L'influenza del pensiero di Parmenide
Il pensiero di Parmenide ha stimolato il pensiero filosofico per secoli, influenzando profondamente filosofi come Platone e Aristotele.
Ha introdotto temi come l'eternità dell'essere, l'utilizzo del metodo deduttivo e della ragione come strumenti di conoscenza, ponendo le fondamenta della metafisica occidentale e dell'ontologia.
La sua teorie sull'essere e sul non-essere sono una pietra miliare della filosofia.
Oggi, l'insegnamento di Parmenide si può leggere come un invito alle generazioni successive a riflettere sulla natura della realtà e a distinguere tra apparenza e realtà.
E così via.