L'acquedotto Alessandrino
L'acquedotto Alessandrino è l'ultimo grande acquedotto romano a essere costruito a Roma in età imperiale. Venne costruito nel 226 d.C. per volere dell'imperatore Alessandro Severo, da cui prende il nome ( Aqua Alexandrina ).
L'acquedotto collega l'urbe con le sorgenti alle falde del colle di Sassolello, situate a est di Roma al XIV miglio dell'antica Via Praenestina, nei pressi dell'attuale località di Colonna ( Pantano Borghese ). Le falde aquifere si trovano circa tre chilometri dopo l'attuale centro abitato.
Il percorso è lungo circa 22 chilometri, in gran parte sopraelevato. I tratti sotterranei dell'acquedotto Alessandrino sono brevi e, in genere, sono stati realizzati per l'attraverso delle colline.
L'acquedotto attraversa diverse località lungo la Via Prenestina e la Via Labicana, attuale Via Casilina. Ancora oggi si può vedere la maestosità delle sue arcate.
Una parte dell'acquedotto attraversa la zona della Marranella a Torpignattara. Tra l'altro, il suo percorso sotterraneo è sconosciuto.
In zona Centocelle le arcate raggiungono l'altezza maggiore del tratto, circa 25 metri di quota.
Il punto terminale si trova a Porta Maggiore dove si trovava la piscina di decantazione. Secondo gli studi, l'ultimo tratto dell'acquedotto era al livello del piano di campagna dell'epoca, circa tre metri in profondità rispetto al livello attuale della strada.
La piscina era situata a sud-ovest della Porta. Da qui l'acqua veniva convogliata all'interno dell'Urbe verso il Campo Marzio, per approvvigionare le Terme di Nerone. Si trovano tra il Pantheon e Palazzo Madama.
L'imperatore Alessandro Severo aveva fatto ristrutturare le terme neroniane. Per questa ragione, da questo momento in poi le terme furono conosciute anche come Terme Alessandrine (Thermae Alexandrinae).
Nel corso dei secoli l'acquedotto venne restaurato diverse volte, dall'imperatore Diocleziano nel III secolo, nel V-VI secolo e, infine, da papa Adriano I nel VIII secolo.
L'acquedotto Alessandrino portò migliaia di metri cubi di acqua a Roma per quasi mille anni, quasi 22 mila metri cubi d'acqua al giorno, fino al XII secolo quando smise d'essere funzionante.
Nota. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, per alcuni decenni le arcate sono state utilizzate dalla popolazione sfollata dai bombardamenti per costruire delle abitazioni di fortuna. Successivamente tutte le baracche furono rimosse e l'acquedotto venne ripristinato al suo stato di origine.