Karate

Il Karate è un'antica arte marziale e una disciplina sportiva. Come arte marziale nasce come difesa personale a mani nude e senza l'ausilio di armi. Il karate prevede tecniche di percussione con tutti gli arti del corpo umano: gambe, pugno, gomiti, ginocchia. In ambito occidentale il karate è soprattutto una disciplina sportiva e agonistica. In senso più ampio, invece, il karate è anche una filosofia di vita, in cui l'uomo ricerca in sé l'equilibrio per diventare più forte dinnanzi alle difficoltà della vita.

Storia del karate

Il Karate nasce nel XX secolo nell'isola giapponese di Okinawa. Il fondatore del Karate, Funakoshi Gikin, è il figlio di una nobile famiglia di guerrieri. A seguito dell'ordinanza che vietava ai samurai l'uso delle armi, suo padre dovette rinunciare alla spada e al ciuffo. Gikin iniziò ad apprendere fin da giovane lo stile di combattimento autoctono di Okinawa, il Tode (o mano di Tang), successivamente elaborò un nuovo stile fondendo le due scuole-correnti marziali: il Te autoctono e il Kenpô cinese. L'isola di Okinawa è situata nel Mar Cinese Orientale ad eguale distanza dalle coste del Giappone e della Cina. È quindi il luogo d'incontro ideale per gli scambi commerciali e culturali dei due popoli. Il nuovo stile fu codificato da Gikin nel 1936 con il nome di Karate-do ("via della mano vuota"). Il termine Karate deriva dall'unione delle parole kara (vuota) e te (mano). Inizialmente il karate non era uno sport e si praticava sulla ripetizione solitaria del kata. Fu Yoshitaka Gikin, figlio di Funakoshi, ad introdurre nella tecnica l'uso dei calci circolari (mawashi geri), dei calci laterali (yoko geri) e delle parate. A differenza dell'originaria tecnica del Tode, ora il Karate-do può essere praticato in coppia.

Origine del Karate

E' difficoltoso risalire alle origini del Karate per mancanza di fonti documentali. Si possono formulare delle ipotesi. Il Karate deriva dalle arti marziali autoctone dell'isola di Okinawa e dell'arcipelago a sud del Giappone. La proibizione delle armi da taglio a tutti gli abitanti, salvo i nobili, spinse a praticare forme di autodifesa a mano nuda. Con l'arrivo dei giapponesi il divieto fu esteso anche ai nobili. L'arte marziale autoctona prese il nome comune di Tode. Privilegiava soprattutto l'uso dei calci in linea retta e degli arti superiori del corpo. Si svilupparono diverse scuole diverse, ciascuna praticata dai diversi strati sociali della società di Okinawa. Le scuole più famose di Okinawa furono il Naha-te e il Shuri-te. Data la posizione geografica dell'isola di Okinawa, posta ad eguale distanza tra Giappone e Cina, il Tode beneficiò anche dell'influenza delle arti marziali cinesi (Kung fu). Funakoshi Gikin si ispirò soprattutto alla scuola dello Shuri-te (mano di Shuri). A differenza del Naha-te (mano di Naha), ispirato al Kung Fu del sud della Cina, lo Shuri-te ha molte somiglianze con il Kung-fu di Shaolin (nord della Cina), prevedeva il combattimento a distanza e ampi movimenti del corpo. Il Naha-te era invece basato sull'uso prevalente delle braccia nel combattimento ravvicinato. Una delle caratteristiche principali del Tode di Okinawa era anche la possibilità di inferire colpi con il taglio della mano oltre che con il pugno chiuso. Gikin riprese queste tecniche fondendole nello stile Karate-do che conobbe una rapida diffusione e successo in Giappone e (tramite l'invasione dei marines ad Okinawa) negli Usa. A sua volta, dal Karate-do tradizionale nacquero in Giappone diversi stili di combattimento.

 


 

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